Per cercare le chiavi del presente, e per capirlo,
bisogna uscire dal rumore: andare in fondo alla notte,
o in fondo al nulla; magari laggiù, un po’ a sinistra
e un po’ oltre il secondo cavalcavia, sotto il «macigno bianco»
che oggi non si vede. Nel villaggio fantasma
di Zardino, nella storia di Antonia. E così ho fatto.

Sebastiano Vassalli, La chimera (dalla Premessa)

La chimera a teatro, portata sui palcoscenici italiani dall’attrice Lucilla Giagnoni, è una delle occasioni con cui si torna a parlare di questo romanzo italiano di Sebastiano Vassalli divenuto un best e long seller – la prima edizione Einaudi è del 1990, anno in cui vince il Premio Strega –: risulta essere tra i più ristampati, venduti, tradotti e anche studiati a scuola, spesso messo accanto ai Promessi sposi, ma che è soprattutto una bellissima e avvincente storia che, dal Seicento di manzoniana memoria, ci parla del presente e delle nostre ingiustizie e illusioni. E per questo è un libro che ci affascina e ci interroga.
La chimera. Storia e fortuna del romanzo di Sebastiano Vassalli è il libro dedicato a questo caso letterario, a cura di Giovanni Tesio e Roberto Cicala, edito da Interlinea e ricco di contributi (d’interesse anche scolastico) e testi dello stesso Vassalli oltre che di Carlo Bo, Gian Luigi Beccaria, Maria Corti e Umberto Bellintani.
Maggiori informazioni su Sebastiano Vassalli: www.letteratura.it/vassalli.
Per richiedere il volume-catalogo La chimera. Storia e fortuna del romanzo di Sebastiano Vassalli, euro 10: tel. 0321 612571; e-mail:  edizioni@interlinea.com.

Sulla Chimera hanno scritto…

«Le passioni, le colpe, i delitti dell’umanità restano fissati per sempre. Un bel romanzo…»

Carlo Bo, «Corriere della Sera»

«L’autore ha prima di tutto il merito di rincuorarci sul presente e sul futuro della narrativa italiana»

Maria Corti, «la Repubblica»

«Un libro memorabile da far conoscere ai lettori inglesi al piú presto»

Anna Laura Lepschy, «The Times Literary Supplement»

«Il “romanzo storico” di Vassalli è tra i nuovi romanzi quello che racconta con maggior efficacia nichilista il nostro oggi destrutturato, deideologizzato, tritato nei mille luoghi comuni dominanti»

Domenico Starnone, «il manifesto»

«Questo romanzo è un pezzo di rara bravura».

Giorgio Vigorelli

 

Trama e personaggi del romanzo

L’autore:
Sebastiano Vassalli è nato a Genova nel 1941. Ha esordito con alcune proposte sperimentali, dopo aver preso parte alle vicende del Gruppo 63. I suoi romanzi più recenti sono: La notte della cometa, L’oro del mondo, La chimera, Marco e Mattio, Il Cigno, 3012, Cuore di pietra, Un infinito numero. Il suo più recente libro presso Einaudi è Dux, ma successivamente ha pubblicato il volume illustrato Il mio Piemonte, edito da Interlinea.

Tempo e luogo dell’azione:
Gli anni della Controriforma in Piemonte.

Personaggi:
Antonia: “la strega”, la protagonista. Prima bambina in orfanotrofio, poi adolescente a Zardino. Bellissima, occhi e capelli scuri, vittima che non protesta, creatura indifesa e per natura generosa, persona curiosa, ma ottusa, anima pura messa di fronte a crudeltà che non può capire, ma che non giudica.
Vescovo Bascapè: vescovo di Novara, grande moralista pieno di forza d’animo e voglia di lottare in quello in cui crede. Uomo che ha avuto tutte le fortune nella prima parte della sua vita, a partire dalla brillante carriera ecclesiastica, e che, dopo l’ascesa, cade in rovina. Figura complessa, la cui storia si intreccia a quella di Antonia, anche se appena la sfiora.
Rosalina: orfana più grande di Antonia che è tornata in Istituto dopo aver fatto la prostituta e insegna all’amica come girano le cose del mondo, smaliziata, cinica, abituata ad arrangiarsi. Antonia non la vuole ascoltare, tanto orrore la spaventa.
Francesca e Bartolo: la coppia generosa di contadini che adotta Antonia. Persone semplici e buone che le stanno vicine fino alla fine e seguono impotenti la sua condanna.
I preti di Zardino, Don Michele e Don Teresio: il primo poco ortodosso, indovino umano; il secondo fanatico, figlio della Controriforma, rigido fino alla crudeltà.
Gasparo: il camminante, il giovane di cui si innamora Antonia, che ha dedicato la vita al vagabondaggio, facendo della sua esistenza una forma di poesia (“poeti e camminanti si nasce, non si diventa”). Incanta Antonia con racconti sul mondo, che la ragazzina non ha mai visto, descrivendole per esempio il mare. Si incontrano la notte, sotto un castano, finché Gasparo non l’abbandona, perché il suo solo destino è quello di camminare.
Biagio: lo scemo di Zardino, in realtà malato. Antonia è la sola a non deriderlo e a occuparsi di lui; Biagio se ne innamora e, per lei, è capace di buttarsi in un fosso, se solo la vede lavare i panni dall’altro lato della riva, suscitando l’ilarità generale.
L’Inquisitore, i carcerieri, i testimoni al processo: comparse nere che rendono l’idea della violenza, dell’ignoranza e della crudeltà del secolo e del mondo.
Il Caccetta: bandito, assassino feroce, ladro. Nelle stalle si raccontano terribili leggende su di lui, che spaventano tutti i contadini dei dintorni e che, dopo la sua condanna a morte, lo trasformano in un mito.
Il boia: l’unico uomo clemente con Antonia, che si fa preparare un infuso di spezie di nascosto per avvelenarla, prima di appiccare il fuoco al rogo che le hanno preparato.

Trama:
In una notte di gennaio del 1590, una bambina viene abbandonata davanti all’ingresso della Casa di Carità di Novara. Antonia Spagnolini, così battezzata per via degli occhi e dei capelli nerissimi, cresce in Istituto. La vita degli esposti (orfani) è molto dura: i bambini conoscono solo stenti e riti religiosi.
Siamo nell’epoca della Controriforma e soprattutto a Novara è arrivato il vescovo Bascapé, cattolico integralista, scomoda figura sempre in lotta con il peccato, che viene relegato in provincia perché d’ostacolo alla rilassatezza dei costumi romani. Il carico di messe, preghiere, castighi e digiuni pesa anche sugli esposti: Antonia viene educata in questo clima, a tanto fervore; solo l’incontro con un’orfana più grande, che ha fatto la vita sulla strada, Rosalina, cinica e smaliziata, la introduce alla realtà esterna.
Crescendo, Antonia si fa sempre più bella, il suo splendore le costa l’essere scelta per rappresentare le esposte davanti al vescovo Bascapé al cui cospetto, durante una solenne cerimonia, la bambina, provata dai preparativi, sviene. Intorno ai dieci anni, Antonia viene adottata da una generosa coppia di contadini di Zardino, Bartolo e Francesca, e si trasferisce nel villaggio della Bassa. Lo sfondo sono le risaie, le montagne tra cui spicca il Monte Rosa, la pianura attraversata dal Sesia: il paesaggio dell’antica Lombardia sotto la dominazione spagnola al tempo dell’Inquisizione. Un paesaggio popolato da figure dimenticate: camminanti, risaroli, banditi che creano leggende, come il Caccetta, e soldati mercenari, dementi, boia, pittori di edicole, falsi preti e predicatori fanatici, spacciatori di reliquie finte, comari pettegole e litigiose. La grazia di Antonia comincia a portare guai, si insinua che tanta bellezza sia opera del diavolo. Biagio, lo scemo del paese, se ne innamora, un pittore di edicole, Bertolino d’Oltrepò la sceglie come modella per rappresentare la Madonna e si scatenano le invidie, è desiderata dai migliori partiti e viene accusata di catturare gli uomini con arti magiche.
Inoltre la ragazzina si innamora di un forestiero, Gasparo, un camminante (una specie di vagabondo del tempo, un anarchico della campagna, un uomo che sceglie di passare la vita a camminare) e iniziano a circolare voci orribili sul suo conto: la si accusa di essere una strega, almeno per giustificare le carestie, pian piano le si fa il vuoto attorno, si diffondono leggende di malefici e crudeltà e quanto Antonia, per amore, inizia a scomparire nel bosco tutte le notti, la gente di Zardino si convince che partecipi al Sabba. Da qui il processo. Antonia spaesata come un coniglio davanti al serpente si trova davanti all’Inquisitore, una fila di testimoni depone contro di lei, ma le vere ragioni della condanna stanno altrove. Il Tribunale del Sant’Uffizio di Novara è interessato a portare a termine il processo della “strega di Zardino” per rivendicare la propria autonomia nei confronti di Bascapé e della Chiesa di Roma, approfittando dell’assenza del vescovo impegnato nella lotta per la santificazione di Carlo Borromeo. Antonia viene arrestata e tenuta in una cella buia. Nel settembre del 1610, di sabato perché tutti possano accorrere, poco dopo il tramonto, perché il fuoco sia visibile tutta la notte, tra festeggiamenti ed esplosioni gratuite di odio, Antonia, dopo aver subito violenze e torture, viene condannata al rogo. Il boia, in gran segreto, l’avvelena prima di lasciarla alle fiamme, per non vederla soffrire.

Dal sito www.einaudi.it.

 

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